Intervista al Dott. Pietro Falco, responsabile della comunità

PSICO NEWS
LA QUARANTENA DI CHI E’ IN QURANTENA.
“E’ LA RELAZIONE, UMANA E POI PROFESSIONALE CHE STIMOLA IL CAMBIAMENTO”
INTERVISTA AL DOTT. PIETRO FALCO, RESPONSABILE DELLA COMUNITA’ “IL CAMINO” DI VICO EQUENSE.

 

Chi è e di cosa si occupa?
Piero Falco, psicologo-psicoterapeuta, responsabile della comunità “Il Camino”.

Qual è la mission della struttura?
Il centro cerca di erogare i propri servizi nell’ambito della cura e della riabilitazione di soggetti maggiorenni, con dipendenze patologiche. Il progetto terapeutico- riabilitativo del centro si fonda sul modello “patient-centered”, riconoscendo pertanto pari dignità sia alla patologia del paziente, in senso biologico, sia al suo vissuto problematico: la medesima patologia, pur presentando caratteristiche uniformi che la rendono riconoscibile da paziente a paziente (è uguale per tutti i pazienti) va vista anche in ciò distingue un paziente dall’altro, nel modo cioè, in cui ciascun paziente la vive a seconda della propria storia personale.

Come è stato vissuto il lockdown dagli utenti, già di per sé in “quarantena”?
Gli utenti hanno vissuto il lockdown con estremo senso di responsabilità e consapevolezza della delicatezza e pericolosità del virus, accettando senza remore le limitazioni imposte.

E gli operatori? Come hanno vissuto il lavoro alla luce degli eventi che ci hanno coinvolti?
Gli operatori, seppur non privi di ansia e paura, hanno continuato incessantemente nel loro lavoro riabilitativo, essendo sempre presenti e attivi, nel rispettare soprattutto esternamente quelle che erano le limitazioni imposte con i vari DPCM, a tutela non solo dei propri familiari ma anche degli utenti presenti in struttura. Tuttavia, non sono mancate piccole criticità. L’assenza di momenti cuscinetto tra la comunità e il contesto familiare ha portato ogni operatore ad ingigantire normali problematiche.

L’emergenza ha contribuito ad accelerare qualche processo in atto?
L’emergenza, paradossalmente, ha contribuito a “fermare” l’utente che, non essendo “distratto” da altro, ha potuto focalizzarsi terapeuticamente molto su se stesso.

Per concludere. Gli ultimi mesi le hanno fatto ripensare, in qualche aspetto, al modo d’essere della comunità?
Più che ripensare ad un nuovo modo, questi mesi hanno confermato che solo attraverso la relazione, dapprima umana e secondariamente professionale, è possibile stimolare quei micro movimenti orientati al cambiamento.

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